Si è da poco concluso il Master in PNL all’interno della nostra scuola. È il corso più importante, oltre che più lungo. Dura ben nove giorni distribuiti in due mesi e lavora a livelli molto profondi di crescita e cambiamento. Ecco la testimonianza di Monia, una delle partecipanti a questa edizione del 2019.

Immaginatevi una strada. Per ognuno di voi sarà diversa: assolata oppure all’ombra di qualche albero, abbracciata da grattacieli che svettano sulla vostra testa, liscia o con qualche sasso, con l’erba verde o un marciapiede alto che la costeggia. Potrà essere un sentiero che si inerpica e di cui non vedete la fine, oppure una linea che va assottigliandosi ma che si srotola verso un orizzonte ampio e limpido.

Quando si mette piede per la prima volta in una scuola come questa non si sa quanto la pancia scura di questo palazzo ci stia accogliendo: c’è chi ha prima voluto incontrare le persone che fanno i corsi, chi l’ha scelta istintivamente o solo raccogliendo informazioni, chi ha seguito il consiglio di una persona di cui si fida. In qualunque modo ci siate entrati, avete fatto il primo passo su quella strada.

E non è tanto importante quale sia stato questo primo passo, perché ognuno sceglie di avvicinarsi al titolo, alle parole, alle sensazioni che ognuno degli appuntamenti del calendario offre. Il calendario della scuola è pieno di boe, d’isolette: ti tuffi e scegli quella verso cui nuotare all’inizio, con la certezza che puoi fare un altro tuffo e un altro ancora fino a che non avrai sondato le acque nel modo che ti fa sentire meglio.

Dopo quel primo passo, in ogni caso, succede spesso si senta il bisogno di farne altri. Si prosegue lentamente oppure velocemente, sempre con curiosità e voglia di scoprire.

Il Master all’inizio sembra lontano, una porta che richiede un percorso stabilito per entrare e chiavi in tasca che trovi lungo quella stessa strada. La cassetta degli attrezzi che serve per scardinare le porticine che trovi prima, avvitare i bulloni che ti tengono insieme, limare gli spigoli che ti fanno male non è sufficiente: per arrivare al Master ci vuole una scelta profonda che è quella di farsi accadere. Non per questo si tratta di una scelta difficile: il tempo di trattenere il fiato, prima di tuffarsi e via! Ci sei in mezzo e nuoti, raccogli conchiglie, qualche sasso, fai un paio di bracciate faticose e quando arrivi alla prima costa ti rendi conto che quello che hai con te ti servirà per farne la TUA spiaggia.

Al Master si lavora su di , su quanto più ci appartiene, per questo non si tratta solo di un percorso, ma di un regalo che si decide, consapevolmente, di farsi. È un regalo che ha bisogno di impegno e attenzione perché ci sono impalcature da montare, scale da salire e scendere, pareti da tirare su e finestre oltre cui guardare ascoltando il proprio respiro. Ci si sporca le mani, si lavora sul corpo, sulla mente, su tutti i nostri tre cervelli, si accetta tutto ciò che ci riguarda e si accetta il rischio: il rischio che non ci piaccia, il rischio di cambiarlo o quello di lasciarlo così com’è.

Il Master non si spiega, il Master si fa. Tutti interi.

Non è qualcosa che allinea, forse più qualcosa che ci espande e che ci fa uscire dalla pancia scura di quel palazzo dalla facciata rossa con confusione, coraggio e alla fine con un sorriso.

 

“Per questo è importante lasciare che certe cose se ne vadano. Si distacchino.

Gli uomini hanno bisogno di comprendere che nessuno sta giocando con carte truccate:

a volte, si vince; a volte, si perde.

Non aspettarti che riconoscano i tuoi sforzi, che scoprano il tuo genio, che capiscano il tuo amore.

Bisogna chiudere i cicli. Non per orgoglio, per incapacità o superbia.

Semplicemente perché quella determinata cosa esula ormai dalla tua vita.

Chiudi la porta, cambia musica, rimuovi la polvere.

Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei.”

(P. Coelho)